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ROBERTO FERRARI, LA LEGGENDA DELLA TATSUNOKO


Chi, come me, è cresciuto a pane e cartoni animati giapponesi avrà sicuramente lasciato il cuore su una o più serie TV della Tatsunoko, la storica casa di produzione giapponese che ha sfornato capolavori quali Kyashan, Gatchaman, Tekkaman, Polimar, Ape Magà, Mago pancione, Muteking e Yattaman, per citarne alcuni.

Quello che forse non tutti sanno è che un ragazzo italiano di 26 anni, verso la fine degli anni ’90, riuscì ad entrare nell’ Olimpo Tatsunoko – e nella leggenda- lavorando al fianco di alcuni tra i più importanti disegnatori di tutti i tempi.

Quel giovane dal talento “smisurato” altri non era che Roberto Ferrari, oggi più noto al pubblico come uno dei principali character designer di videogames di successo quali Final Fantasy XV e FFVII – the remake.


Nato a Roma nel 1970, Roberto inizia a disegnare sin dalla più tenera età grazie alla fortissima influenza subìta con l’avvento dei primi cartoni animati giapponesi in tv.

Una passione così potente da sviluppare in lui un talento tale che gli permetterà di entrare nel mondo del lavoro già all’età di 15 anni.

Dopo aver frequentato il III Liceo Artistico in Via Casal de Merode ed in seguito l’Accademia di belle Arti in Via di Ripetta (scuola interrotta al secondo anno per assenza di stimoli che ritenesse necessari al suo miglioramento), Roberto decise di iniziare subito a lavorare come fumettista ed illustratore freelance.


Ma come ha fatto un giovanissimo disegnatore italiano ad entrare a lavorare nel “blindatissimo” mondo dei cartoni animati giapponesi? Come ha fatto un gaijin , letteralmente uno straniero, ad inserirsi in un ambiente lavorativo prettamente riservato ai soli artisti giapponesi?

Per uno straniero disegnare in Giappone è come pretendere di vendere ghiaccio agli eschimesi  e allora come è stato possibile, per Roberto, realizzare questo sogno incredibile?


Erano i primi anni ’90 ed internet era ancora una chimera (figuriamoci Google image) rimediare immagini di cartoni animati per prendere spunto per disegnare era difficilissimo.

Artbook e manga non erano ancora distribuiti su larga scala come avviene oggi per cui, Roberto, sotto consiglio di alcuni conoscenti, telefonò alla Doro Tv Merchandising nota società di importazione e distribuzione di cartoni giapponesi

per chiedere se fosse possibile reperire qualche immagine di riferimento (la Doro Tv venne chiusa nel febbraio 2013) . Nello specifico parlò con il signor Kenichi Tominaga, uno dei due fondatori della società, il quale venne messo subito al corrente del suo spiccato interesse per ciò che riguardava il mondo delle serie Tatsunoko.


Tominaga fu moto disponibile e dopo aver consegnato a Roberto del materiale che consisteva in alcune fotocopie in bianco e nero di  minutissime foto a colori, 

lo informó che di lì a breve Ippei Kuri, l’allora vice-direttore della Tatsunoko (il presidente in carica era il fratello Kenji Yoshida) si sarebbe fermato a Roma per qualche giorno

sicchè gli organizzò un incontro presso l’Hotel Vittoria poco prima che Kuri partisse dalla capitale per dirigersi verso Napoli. 


Roberto avrebbe dovuto incontrare Ippei Kuri alle 7:30 del mattino, tuttavia, si presentò in anticipo (alle 7:15)  e

quando vide Kuri scendere le scale dell’Hotel, dopo una breve presentazione,
gli mostrò i propri disegni in perfetto stile Tatsunoko raccolti in un clear-file

Kuri rimase notevolmente impressionato e realizzò per Roberto un disegno dei Gatchaman con tanto di firma. Quando fu il momento di separarsi il giovane disegnatore consegnò a Kuri una busta contenente fotocopie a colori dei suoi disegni, gli stessi che gli aveva mostrato qualche attimo prima, dopodichè si salutarono. Roberto sperava di poter lavorare alla Tatsunoko -un giorno- ma per lui, quella, era stata solo l’occasione di incontrare un mito.


Circa un mese dopo l’incontro, Roberto, ricevette a casa una lettera dalla Tatsunoko nella quale Kuri gli offriva l’opportunità di svolgere tre mesi di prova presso la ditta. Quest’opportunità era valida ad un patto:

Roberto avrebbe dovuto ottenere un visto, cosa pressocchè impossibile a quei tempi
per via dei rigidissimi requisiti richiesti

Le leggi, a riguardo, erano molto più complicate rispetto ad oggi. Ottenere un visto lavorativo per il Giappone direttamente dall’Italia non fu possibile e Roberto, a malincuore, dovette riporre nuovamente il suo sogno nel cassetto.


Nel frattempo, tra il ’93-94 Roberto realizzò il sesto volume del fumetto Hammer dal titolo Invernomuto per la Star Comics ed in seguito, grazie al suggerimento (e alle traduzioni in giapponese) dell’ amico Federico Colpi,

partecipò ad un concorso indetto dalla Kodansha che vinse. La casa editrice giapponese offrì a Roberto una borsa di studio ed un  soggiorno (stage) a Tokyo della durata di sei mesi

Durante quel periodo Roberto, oltre alla presentazione di tavole per la realizzazione di un suo Manga, dovette realizzare delle illustrazioni per la rubrica cinematografica della rivista a fumetti Morning In basso le due tavole realizzate per i film Hideway e l’esercito delle dodici scimmie.
Ciò che accadde in seguito fu davvero strabiliante: qualche giorno dopo la pubblicazione di queste due illustrazioni arrivò alla redazione del Morning una chiamata, era Ippei Kuri.  Essendo lui un assiduo acquirente della rivista si era imbattuto nei disegni di Roberto! Dopo aver realizzato che l’artefice delle illustrazioni era lo stesso ragazzo che aveva tentato di assumere -senza successo- poco tempo prima, Kuri si mise subito in contatto con la redazione di Morning per parlare con Roberto.

Fu così che Ippei Kuri rinnovò al giovane l’intenzione di volerlo assumere alla Tatsunoko assicurandogli che stavolta, la ditta, avrebbe pensato a tutto

sia al visto che le pratiche necessarie per l’assunzione. Dopo quella telefonata, Roberto,  al quarto mese di stage, interruppe il suo soggiorno a Tokyo per fare rientro a Roma in attesa delle direttive della ditta di Animazione.


Considerato -ribadiamolo- che l’epoca dei social (e delle connessioni di oggi) era ancora lontana,  la vicenda fu di per sè un piccolo miracolo. Nell’ autunno del 1996, prima dell’arrivo del permesso di soggiorno, Roberto si recò nuovamente in Giappone per tre mesi ma di sua libera iniziativa e con il proprio denaro. In quel periodo iniziò a frequentare lo Studio della Tatsunoko realizzando i genga (disegni originali ) del primo episodio del remake della serie animata 
Match GoGoGo.


Se non ricordo male questo poster-calendario fu la prima immagine ad opera di Roberto che venne stampata per la Tatsunoko. Sopra, invece, una fanzine che raccoglie i nuovi disegni del remake di Mach GoGoGo e a destra, sempre dello stesso anime, un “cartonato” illustrato per bambini.


Ecco una delle pagine contenute nel libro cartonato, un e-hon (letteralmente libro di figure per bamibini) con l’immagine del poster in tutto il suo insieme. Roberto ha lavorato all’anime con l’immenso character designer Masami Suda.


Venne, inoltre, affidato a Roberto il compito di disegnare l’ending di Polimar-Holy Blood (serie che vantava Yasuomu Umetsu come character designer ) a patto che la realizzazione della sigla non interferisse con il lavoro diurno presso la ditta. Per questo motivo, Roberto, si concentrò sui disegni della sigla dalle 22:00 fino alle 5:00 del mattino per una settimana intera riuscendo così a terminare l’ending del remake di Polymar di cui potete vedere qui sotto i cel  (i rodovetri originali). Più in basso un’illustrazione pubblicitaria sempre per la nuova versione dell’anime di Shin Polimar.


Dopo i genga di Mach GoGoGO e Shin Hurricane Polimar, Roberto venne separato dagli altri animatori e gli fu chiesto di realizzare alcune illustrazioni per videocassette, eventi e mostre nonchè di reinterpretare i personaggi di vecchie serie Tatsunoko. Fu così che per alcune fortuite casualità, unite ad un talento straordinario, accadde l’inimmaginabile e nel febbraio 1997 Roberto entrò ufficialmente nella storia degli anime -e nella leggenda- come Character Designer per la Tatsunoko.


Roberto si mise subito all’opera con i character design di Ninja Butai Gekko (1997) e i nuovi Gatchaman (1998). Ninja Butai Gekko era un vecchio fumetto di Yoshida Tatsuo dal quale fu tratto un Live action in bianco e nero di vari episodi. A Roberto chiesero di eseguire i personaggi per la serie animata. Terminata la caratterizzazione dei personaggi dovette realizzare anche lo storyboard ed i genga per il film pilota (più che film si trattava solo di alcuni minuti di animazione). Oltre a lui parteciparono nel ruolo di Genga-man Suda Masami e Sakuma san. Il pilota non ottenne riscontro ma dette il via alla realizzazione di nuovi progetti di gran lunga preferiti dai Produttori.
Qui In basso, invece, la meravilgiosa cover del Tatsunoko Fight Limited Edition Millenium Box.

Diamo una rapida occhiata all’interno del curatissimo cofanetto che, oltre al pamphlet, il cd con il gioco e la card laminata, contiene 5 figures in metallo disegnate anch’esse da Roberto.

Ecco, dunque, le cinque figures di metallo nel dettaglio che montate sulle rispettive basi vanno a formare la sagoma del famosissimo cavalluccio marino, animaletto simbolo della famosa ditta di animazione che in giapponese si dice, appunto, Tatsunoko dal gioco di parole Tatsu no ko ovvero “I figli di Tatsu” in quanto Tatsuo Yoshida fu colui che fondò l’azienda.


Sopra il retro del box con le cinque eroine degli anime a tema “eroi Tatsunoko”. Da sinistra a destra: Neon (Volter), Teru (Hurricane Polimar), Luna (Kyashan), Jun (Gatchaman) Hiromi (Tekkaman). Qui in basso alcuni acetati realizzati da Roberto per le immagini del videogioco Tatsunoko Fight. Il cel di Luna, circa tre anni fa, è stato battuto all’asta giapponese per 400 euro.


So che pubblicare esiti di aste possa apparire come una bella cafonata tuttavia sono proprio questi risultati a determinare il valore degli artisti e delle loro opere sul mercato. Se queste aste sono arrivate alle stelle per due disegni non particolarmente grandi e senza background ci si chiede a quanto potrebbe arrivare un disegno completo, magari di dimensioni superiori?


Qui sotto Volter i cui personaggi sono stati interamente creati da Roberto in occasione dell’uscita del gioco Tatsunoko Fight. Pensate che si era trovato anche un produttore che avrebbe voluto finanziare la serie animata ma poi, purtroppo, non se ne fece più nulla. Non ho l’autorizzazione per parlare della faccenda pertanto accontentiamoci del disegno. Ufffff.


In basso il Tatsunoko Hero Collector Box altro golosissimo box che non può davvero mancare nella collezione di super appassionati del mondo Tatsunoko. Qui Roberto ha realizzato l’immagine puzzle stampata sulle scatole che si trovano all’interno del super-cofanone. Vedere il videobrutto per credere! I miei livelli di impappinamento, qui, raggiungono livelli epici pertanto siate buoni.

Qui in basso le coloratissime 20 cards realizzate per la serie Millennium Premium 2000 Tatsunoko Time Cup  commissionate dalla Hopper Production in collaborazione con Tatsunoko.


Roberto dovette realizzarne una al giorno e poichè per fare quella di Jun dei Gatchaman (in stile Umezu) impiegò più tempo del previsto rispetto alle altre, il giorno seguente dovette “risparmiare” con Akubi-chan (Sbadiglio de il mago Pancione la card con il fondo turchese in alto a sinistra). In basso una carrellata molto più dettagliata delle 20 cards in tutto il loro splendore.






Queste non furono le uniche card che realizzò l’artista, infatti, Roberto dovette disegnare altre 27 cards in una sola notte, tutte con immagini differenti. Purtroppo avendole disegnate di corsa non le ha mai ritenute “accettabili” pertanto non ho ottenuto il permesso di pubblicarle. Peccato. Posso mostrarvene solo una: quella che ho beccato recentemente su un’asta di Mandarake e che è stata battuta ad un prezzo esorbitante: 470 euro! Pazzesco se si considera che si tratta di una card di pochi centimetri per lato.

Qui sotto possiamo ammirare alcune delle molteplici cartoline disegnate dall’artista della serie Tatsunoko Time Cup Cel che lui stesso ha regalato in un give-away organizzato sulla sua pagina fb  un paio di anni orsono. Autografò tutte le cartoline con una dedica. Un successone.


Detto ciò, dopo quattro anni di lavoro alla Tatsunoko, Roberto decide di licenziarsi. Precisiamo subito che non è stato cacciato né tantomeno messo in condizione di farlo. Quella di andarsene è stata una sua libera scelta tant’è vero che i suoi disegni sono stati, in seguito, regolarmente inseriti nei cataloghi ed esposti nelle varie mostre in Giappone (anche all’ultima del 55simo anniversario, lo scorso agosto) con tanto di nome e cognome riportati sopra, cosa che non sarebbe mai avvenuta se ci fossero stati attriti nei suoi confronti. Posso dire che Roberto, all’azienda, ha dato veramente l’anima ma ciò credo emerga dalla bellezza e purezza di queste immagini che arrivano dritte al cuore. Ecco qui altre tre arts per le cover delle VHS di Pinocchio (樫の木モック- Kashi no Ki Mokku).


Una volta lasciata la Tatsunoko, Roberto, fece domanda per entrare alla Namco, Gonzo, Capcom, Production I.G (quella di Ghost in the shell) e Square-Enix. Tutte e cinque le case di produzione risposero positivamente in quanto fortemente interessate ma dopo aver sostenuto i vari colloqui Roberto optò per la Namco in virtù del fatto che gli avrebbero messo immediatamente a disposizione un alloggio, requisito fondamentale viste le circostanze. Nel corso degli anni Roberto lasciò anche la Namco non prima di aver realizzato la bellissima Nina di Tekken Death By Degrees. Verso la metà del 2004 tornò in Italia per una breve pausa ma nel febbraio 2006 decise di fare rientro a Tokyo, questa volta, per lavorare alla Square-Enix. Il resto è storia nota a tutti.


Nell’estate del 2012, dall’8 al 20 agosto, la Tatsunoko ha festeggiato i 50 anni con una mostra meravigliosa all’interno del centro commerciale Matsuya a Ginza. Sulla cover del catalogo della mostra un bellissimo Ken, l’aquila dei Gatchaman, disegnata da Roberto ed immagine leitmotiv di tutto il merchandising ufficiale della mostra: poster, flyer, biglietti d’ingresso, cards, spille, folder etc.



Se volete dare una rapida occhiata all’interno dei due cataloghi del 50simo (2012) e 55simo (2017) anniversario delle mostre Tatsunoko tenutesi a Tokyo eccovi -puntuale- il mio videobrutto da guardare, ovviamente, senza troppe pretese.

Ecco uno dei quadri esposti alla mostra sia del 50simo che del 55simo anniversario, uno splendido dōga di Roberto sui Gatchaman.
Curiosità Nel 2012 ero alla mostra con Roberto e, mentre osservavamo il quadro con il disegno di Ken dei Gatchaman, un giapponese si voltó verso di noi e con stupore ci chiese come mai, noi occidentali, conoscessimo quegli anime così famosi in Giappone. Roberto gli rispose che era stato proprio lui a disegnare quel cel appeso al muro sicchè il tizio, dopo averci lanciato un’occhiataccia neanche fossimo due cazzari usciti dal manicomio, senza dirci altro, si allontanò allibito.


Ho conosciuto Roberto il 15 gennaio del 1990 durante la presentazione del primo numero di Mangazine dei Kappa Boys all’istituto di cultura giapponese a Roma. Avevo 14 anni e avevo iniziato da poco il liceo artistico. Una cara amica di scuola, Elisa, mi aveva parlato di lui perchè sua sorella Eva frequentava l’Accademia di Belle Arti proprio assieme a Roberto per cui, la fama di questo ragazzo dal talento fuori dal comune, mi era già familiare.

Avevo avuto modo di vedere qualche sua illustrazione su THX, una rivista amatoriale, ed in effetti ne ero rimasta piuttosto colpita. Vista cotanta bravura avevo associato a Roberto l’ immagine del nerd senza speranze, di un cesso a pedali dal volto deturpato dai brufoli con la gobba per via del suo star sempre seduto a disegnare. Un genio del disegno che nella realtà poteva corrispondere solo ad uno sfigato rachitico e pure antipatico. Niente di più lontano dal vero. Roberto non solo era un gran bel ragazzo ma anche modesto, affabile e cordiale.  Tutta quella gentilezza e umiltà unita ad una bravura straordinaria -nella stessa persona- mi parve troppo, pertanto, decisi che mi sarebbe stato sulle palle.


Nell’estate ’91 davanti al mio negozio preferito di fumetti, il Metropolis, conobbi i vari membri della mia storica comitiva che battezzammo il Tomodachi anime (amici dei cartoni animati giapponesi) tutti fan sfegatati di cartoni proprio come me, combriccola di cui entrò subito a far parte anche Roberto. Iniziammo così ad uscire tutti assieme e, poco a poco, ebbi modo di conoscere meglio quel “fenomeno” che ben presto si rivelò tutt’altro che antipatico. Non se la tirava ed era anche molto generoso ma la sua parte migliore, per me, è sempre stata la sua componente “goliardica”.


Nella comitiva lui disegnava, disegnava sempre. Sulle proprie ginocchia, appoggiato sui cofani delle macchine, alle feste, in pizzeria, ovunque  andassimo, ovunque capitasse. Regalava disegni a tutti e tutti nel vederlo disegnare in diretta pensavano la stessa cosa: ma questo è un fottuto genio! Noi tutti sapevamo che presto o tradi l’avremmo “perso” consci del fatto che lo avrebbero preso a lavorare in Giappone. Non era proprio concepibile il contrario. E abbiam sempre fatto tutti il tifo per lui, me compresa.


Quando sento dire “anche io vorrei disegnare per lavoro in Giappone” mi chiedo sempre se la gente possa minimamente avere una vaga idea di cosa significhi avere caparbietà, determinazione e, soprattutto, la sua stessa ossessione per il disegno, oltre che uno sconfinato talento. Un’ossessione che per sua stessa ammissione talvolta, più che un dono, è una vera e propria condanna e in effetti mettere il disegno davanti a tutto non è una cosa che si può, consciamente, decidere di farci andar bene. Tanto per dirne una.

In Giappone la concorrenza è tanta. Disegnano tutti e tutti ad altissimi livelli inoltre sono anche molto veloci (oltre a sapere già il giapponese unica lingua richiesta per lavorare nel campo) pertanto: perchè dovrebbero prendere uno straniero accollandosi pure le beghe relative al permesso di soggiorno? Mi chiedo: ma chi vuol lavorare in Giappone ce l’ha davvero questo talento? Oltre ciò sareste davvero disposti a mettere il lavoro davanti a salute, famiglia, amore e tempo libero? E se sì quanto tempo potreste resistere?

Su un sito monografico su Time Bokan e Tatsunoko ho trovato questa descrizione riguardo lo stile di Roberto che ho trovato molto calzante.

“La naturalezza con la quale Roberto Ferrari disegna i personaggi Tatsunoko e delle Timebokan è straordinaria. Per naturalezza si intende la capacità con la quale Roberto coglie e ripropone l’essenza del carattere dei personaggi, dei tratti fondamentali dei loro character design miscelandoli alle proprie inclinazioni artistiche: pose plastiche tendenti al volo, senso della perfezione, della brillantezza, della spontaneità del tratto. Spesso ci sono bravi disegnatori di personaggi dei cartoni animati ma volendo seguire il proprio stile personale arrivano a realizzare disegni che sembrano ritratti di cosplayer e non dei personaggi originali. Con Roberto non si corre questo rischio, i suoi  disegni sembrano usciti dalle matite dei più famosi disegnatori Tatsunoko rispettandone tutti i canoni ma  Roberto va oltre superando in bellezza gli originali e sprigionando tutto il suo stile. Uno stile da gran “signore”, rispettoso ma deciso e convinto”.

Curiosità Mentre Roberto stava realizzando le scenografie per la serie Soul Taker , non sapendo ancora usare bene il photoshop come ora,  ricorda in particolare la difficoltà nel realizzare il Book di una rete metallica. La poca dimestichezza col photoshop e il timore di non riuscire a completare le 8 scenografie a tempo debito non gli permisero di dormire per ben 4 notti: da venerdí a martedí . Una circostanza che gli costò un bello spavento poichè lo stesso giorno della consegna, poco prima di coricarsi, ebbe sotto la doccia un out-of-body experience. Un allucinazione?! chissà, di sicuro una follia.


Oggi è facile trovare chi, ricalcando dallo schermo del proprio pc, trova comunque lavoro (non in Giappone, ovviamente) facendo, per esempio, collage di disegni altrui presi da immagini su Google. Troppe volte ho visto brutte copie senz’anima di una rigidità sconcertante magari tecnicamente decenti ma pur sempre copie senza la benchè minima personalità. Non è il caso di Roberto che già prima dei 15 anni conosceva l’anatomia alla perfezione:sa come si muovono i muscoli, come cade il panneggio, come si proiettano luci e ombre; conosce perfettamente la prospettiva e tutto il resto; cambia il tratto da personaggio a personaggio e sviscera “il manichino” che ha in testa ogni disegnatore riassemblandolo, spesso migliorato. Non da ultimo Roberto disegna senza copiare.

Suscita sempre fortissima emozione vederlo disegnare e credo che la mia esperienza sia comune a chiunque lo abbia visto all’opera. Vederlo disegnare è uno spettacolo. Oltretutto è sempre passato da una tecnica all’altra con estrema disinvoltura: matite, pennarelli, acrilici, gessetti, olio, tempere, acquerelli… e in ogni disciplina è impeccabile. Ha una sensibilità innata che conferisce ai disegni una certa sensualità che non credo di aver visto molto spesso in giro. Roberto è decisamente un talento straordinario e non lo dico solo per affetto (come ovvio che sia) ma perchè i suoi disegni e, soprattutto il suo curriculum, parlano da soli. Se avete ancora dubbi a riguardo, potete consultare qui la sua pagina ufficiale.


Non sono riuscita a reperire “tutto” il materiale Tatsunoko di Roberto; mancano fanzine, illustrazioni apparse su varie riviste e libri, studi e schizzi originali, fan art e materiale non approvato che per motivi di Copyright non può essere mostrato (vedi Gekko, taaanta roba!). Spero comunque di aver raccontato, in sintesi, la parte più significativa del suo lavoro alla Tatsunoko portando alla luce un’Artista eccezionale di cui non si parla mai abbastanza.  Un disegnatore che ci ha regalato tanta meraviglia tenendo, inoltre, alto col suo nome, il prestigio italiano nel mondo con estrema umiltà e riservatezza.


Alla luce delle soddisfazioni ottenute che lo han portato a festeggiare -poco più che quarantenne- una carriera ultraventennale in Giappone presso ditte di prestigio quali Tatsunoko, Namco Bandai e Square-Enix, ho inoltrato a Roberto una domanda; gli ho chiesto quale fosse stata la sua soddisfazione più grande: vedersi pubblicare illustrazioni su riviste e libri giapponesi oppure veder realizzare figures, gadgets, anime e videogames dai propri disegni? Ebbene, niente di tutto ciò, Roberto ha risposto così:

“La soddisfazione più grande è arrivata quando ho capito che sarei stato in grado di disegnare qualunque cosa in qualsiasi posizione senza guardare un’immagine di riferimento.

Immaginate di essere chiusi in una stanza vuota con le pareti bianche oppure di trovarvi nel deserto e nonostante ciò di riuscire a disegnare le cose esattamente come le avevate immaginate.

Quando ho raggiunto questa consapevolezza e disinvoltura mi sono sentito completamente realizzato”.

Signore e Signori: Roberto Ferrari.

11 Comments

  1. Mi sono quasi commosso a leggere queste righe. Finalmente conosco il filo conduttore di tutta l’Odissea di Roberto. Nel corso degli anni avevo recepito diversi frammenti che ora, finalmente, vedo ricomposti. Orgoglioso di averlo conosciuto in quei ruggenti anni ’88-’90 in occasione della realizzazione della leggendaria testata THX: Il Cinema Fantastico. Felice di vedere che finalmente ha in Italia un sito, oltre che una pagina Facebook, che si occupa di lui e del suo lavoro. Nel mio piccolo, come già ho avuto occasione di dire a Mss.Tiger, lo porto come esempio e modello da seguire, Roberto Ferrari, insieme a Michelangelo, Leonardo, Serpieri e Toppi, per lo studio del disegno, ai miei studenti del Liceo Artistico. La sua storia serve come stimolo e motivazione per le generazioni nuove e future. E su questo non ci piove. Un abbraccio e un caro saluto multidimensionale! Da Raf…

  2. Arianna ha detto:

    Che emozione! Un bellissimo curriculum raccontato con passione anche se, parliamoci chiaro, basta guardare i disegni per rimanere a bocca aperta e dimenticare tutto il resto.
    L’analisi dello stile di Roberto mi trova perfettamente d’accordo e spero in un futuro non troppo lontano di poter mettere le mani su un bell’artbook monografico pubblicato in Giappone in Italia, non ha importanza, sicuramente sarà mio. Anche io amavo disegnare e il mio sogno era esattamente quello di cui parla Roberto: poter disegnare qualsiasi personaggio esattamente come lo visualizza la fantasia, ecco quando ho capito che non avevo abbastanza talento e convinzione ho gettato la spugna ma cavolo se riesco a gioire dei trionfi altrui! Complimenti, davvero <3

  3. Dario Calvari ha detto:

    Brividi e tanta tantissima ammirazione.

  4. Non c erano dubbi….un talento bruciante che arde e ardera’ sempre😊forse solo facendo un patto con un demone si potrebbe sperare in tanta bravura…..ma anche no perché lui ha un vero dono!

  5. […] La dedizione di Square Enix nel ricreare il cast è ammirabile. Anche grazie al talento di Roberto Ferrari La sensazione è quella di rincontrare dei vecchi amici. […]

  6. Marcox94 ha detto:

    Articolo molto interessante, veramente bravissimo Roberto.

  7. Flavio ha detto:

    Posso dire io c’ero. All’inizio della leggenda. Eravamo tanto giovani 😂😂😂
    Ciao Franca!

  8. andrea candellero ha detto:

    Congratulazioni ,
    che viaggio meraviglioso il tuo !
    Bravissimo , Strepitoso Genio

    e grazie per le emozioni che ci sai regalare con la tua naturalezza nel disegnare

    Ciao Andrea

  9. Seth rune ha detto:

    Sono suo fan da quando avevo 13 anni, devo recuperare assolutamente il cofanetto di tatsunoko fight. Lo faccio solo per recuperare i suoi disegni!

  10. […] Shock Magazine, nuovo corso, questa volta ispirata a Jeeg Robot d’acciaio, realizzata da Roberto Fabbri, artista di notevole valore che per anni ha lavorato con la […]

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