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Lunedì 30 dicembre 2013

Ore 10:00–  Accompagnata da Roberto e Roberta (rispettivamente il mio compagno e mia suocera) mi reco all’Isola Tiberina dove ho appuntamento per il monitoriaggio. Ho deciso che partorirò oggi perchè il 31 dicembre proprio no, oltretutto in questa data è nato già mio cugino Alessio. Nun se po’ fa.

Ore 11:00– Dopo il monitoraggio che conferma la presenza di contrazioni -ma nulla di che- decido che fingerò un malessere pur di essere ricoverata.

Ore 11: 30– Durante la visita ginecologica fingo dolori ma mi sgamano subito tuttavia mi rassicurano dicendo che il parto, effettivamente, sta iniziando. Compilo carte per il ricovero e vengo accompagnata nella mia stanza dove accanto al mio letto giace una fanciulla col pancione insalamata in fasce elastiche. Scoprirò essere ridotta così per via di un embolo causato da un medicinale somministratole dal suo ginecologo. Ah, per la cronaca il suo ginecologo è lo stesso che ho io. Sudore.

Ore 12:00La mia compagna di stanza “ammummiata” mi chiede come va con le contrazioni. Con un po’ di tronfiaggine le rispondo che se le contrazioni son queste tuttosommato sono sopportabilissime. Lei aggiunge “Ah, strano quella prima di te ha fatto un macello”. Faccio spallucce ma cala il silenzio.

Ore 14:00– Mentre io e Roberto siamo seduti in sala d’aspetto aspettando la mia visita ginecologica mi si rompono le acque. Sperando di non essere visti asciughiamo la “saponata” da sedie e pavimento con un rotolone Regina. Ridiamo.

Ore 14:30 Il mio ginecologo (quello che ha provocato l’embolo alla mia vicina) mi saluta dicendo che sta partendo per le vacanze e che d’ora in poi sarò seguita da un efficientissimo staff di ostertiche. Penso “ma che te li ho dati a fa i soldoni durante la gravidanza per assicurarmi ginecologo X in sala parto a Capodanno?” poi rimembro la mummia che giace accanto al mio letto e decido di prendere la cosa come un buon segno.

Ore 15:00– Il dolore delle contrazioni aumenta e ammetto di provare un certo fastidio. La”mummia” mi guarda come per dire “te l’avevo detto” ma io cerco di fare finta di niente fingendo che va tutto bene. Non ci crede nessuno.

Ore 15:30– I dolori aumentano e vengo trasferita in sala parto. Una stanza luminosa con vista biondo Tevere. C’è un letto, delle sedie, una pianta. Mi fanno sdraiare. La ginecologa mi dà un’occhiata giù da basso munita di una lucetta e mi fa “tua figlia ha un sacco di capelli ed è mora”. Stupore.

Ore 16:00– Le contrazioni iniziano ad essere insopportabili. Queste fitte partono dalla testa e arrivano al midollo. Fa male? Come se ti prendessero a calci sui denti. Comincio a dare di matto.

Ore 16:10– Cerco di trovare una posizione che mi allevii il dolore: carponi sul letto, in ginocchio sulla sedia girevole saettando da una parte all’altra della stanza come un flipper. Niente.

Ore 16:20“Roberto, oddio che male fammi un massaggio qui, vediamo se miglior…NOOOOOOOO nun me toccaaaaaaaa!!!”

Ore 16:30– Roberto testimonia che ho gli occhi rovesciati all’indietro come la protagonista de “l’Esorcista”.

Ore 16:32 Minaccio di buttarmi nel Tevere se non arriva l’epidurale. Ah, non ho fissato l’appuntamento perchè avevo paura delle iniezioni per cui non mi spetta? PANICO.

Ore 16:38–  Urlo il primo “ci ho ripensato”, “bastaaaaaaaaaaa!” e il cavallo di battaglia “UCCIDETEMI”.

Ecografia di Noa realizzata da me Tokyotiger aka Franca Zoli e Roberto Ferrari

Ore 16:40– Fisso l’ago muoversi sul tabulato verso il picco più alto di una sinusoide. Quando l’ago arriva su significa che la contrazione (leggi dolore) sta arrivando al suo picco massimo. Per un uomo, la cosa, potrebbe equivalere al momento in cui arriva il dolore causato da una solenne e persistente strizzata di palle.

Ore 16:40 e 30 secondi– L’ago sul tabulato arriva al picco e lì partono gli anatemi. Urla, grida e occhi rovesciati. Manca la bava alla bocca ma devo chiedere di là, mi sa che avevo anche quella. Imploro Roberto di chiedere a qualcuno un’epidurale d’emergenza alterimenti mi butto nel Tevere.

Ore 17:00Arriva Max Tortora, anzi no è una donnone di quasi due metri che gli somiglia. E’ l’anestesista. Mi fa un cazziatone senza eguali perchè non ho eseguito un esame preventivo per l’anestesia. Chiunque, sotto tortura, farebbe di tutto pur di  farsi dare un anestetico il che potrebbe essergli anche fatale se intollerante. Proprio per evitare che accadano questi episodi, pericolossissimi, i medici non possono cedere.

Ore 17:02– Imploro senza dignità piangendo e strillando. Ho la mia cartella clinica che testimonia che non ho allergie e intolleranze inoltre prometto che firmerò anche per cedere tutta la mia collezione di Creamy pur di ottenere l’epidurale. Il permesso mi viene accordato.

Ore 17:03– Nonostante il permesso devo aspettare che l’anestesista finisca nella stanza accanto dove è impegnata con un parto cesareo.

Ore 17:05– Da questo momento in poi dovrò sopportare il dolore per un’altra oretta buona. Roba che se vi levassero i denti senza anestesia potrebbe farvi capire l’entità del dolore. Penso a tutte le mamme, nonne, trisavole che per millenni hanno fatto senza. E niente, non ci credo! Come cazzo è possibile?

Ore 17:10– La sinusoide va su e con il terrore negli occhi so quello che mi aspetta. Milioni di aghi nella schiena e nella testa che arrivano puntuali pari a mille scariche elettriche. Non ci sono posizioni, massaggi e bestemmie che reggano.

Ore 17:20“Respira!Respira!”. Quante volte nei film abbiamo visto questo momento? Quel momento in cui devi respirare in quel modo assurdo, te lo insegnano prima del parto? Ecco, non serve a un cazzo.

Ore 17:21– Realizzo che nemmeno l’ho fatto il corso pre-parto. Pensavo che tanto da lì dovrà uscire, prima o poi, che lo faccio a fa?

Ore 17:30– si alternano in successione bestemmie, ululati, pianti, grida disperate, gorgoglii e tanto sudore.Tutto condito con l’immancabile “uccidetemi!”.

Ore 18:00– Appare all’orizzonte un angelo. Credo sia un’allucinazione dovuta al dolore ormai al limite della sopportazione ed invece no è davvero un angelo, palesato sottoforma di Max Tortora-donna: l’anestesista. Arriva l’epidurale.

Ore 18:15– l’anestesia fa effetto e come da tradizione Full Metal Jacket anche io posso dire “non sento più le gambe”.

Ore 18: 20– Tortora-donna e l’aiutante si congedano. Roberto ringrazia quest’ultimo con un inchino giapponese (forza dell’abitudine) questo con comprende e mi lancia un’occhiata perplessa. Io sorrido con quel fare alla Mario Brega in Borotalco quando dice a Sergio/Verdone “niente, due di passaggio”. Io e Roberto finalmente ridiamo.

Ore 18:30– Finalmente si mangia: Kinder bueno, Kinder cereali e altre amenità, ahimè, buonissime. Sia chiaro devo recuperare le forze eh!

Ore 19:00– Ci scappa il sonnello.

Ore 19:50– Tutto tace.

Ore 20:20– Mi mettono qualcosa nella flebo per accelerare il parto. La bomba dell’epidurale ha calmato un po’ troppo la situescion.

Ore 21:40– Forse ci siamo. Dai tabulati le contrazioni vanno e vengono più o meno con la stessa frequenza del pomeriggio solo non sento più nulla. Che pacchia.

Ore 22: 50– Con molta calma alla fine ci siamo. Odo il proverbiale “signora spinga!”

Ore 23:00– Spingo e non sento niente. Date un Nobel, un Oscar, un bacio in bocca all’inventore dell’anestesia. Subito!

Ore  23:13Nasce Noa Ferrari.  3 Kg e 470 grammi per 53 cm di lunghezza. Per aggiungere Zoli, il mio cognome, impiegheremo altri 9 mesi per un altro parto: quello burocratico.

– Scusi, ma le ciabatte?

– Con gli zombie sì,  carine vero?

-Non volevo dire questo… ha partorito con le ciabatte?

-Eh si, nessuno mi ha detto che dovevo toglierle!

– ….

Auguri per i tuoi primi 5 anni Noa Ferrari Zoli

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